La mission del Centro Ireos
Il Centro Ireos nasce nel 1998 dall'idea che ciascun individuo, nella peculiarità della propria storia di vita e con i propri limiti, possa raggiungere una qualità di vita soddisfacente e realizzarsi pienamente come persona.
Riteniamo infatti che identificando e valorizzando le proprie risorse individuali e relazionali sia possibile superare le barriere che ostacolano il raggiungimento dei propri obiettivi di vita.
Concentriamo perciò i nostri sforzi sulla prevenzione del disagio fisico e psicologico che può derivare da situazioni di disabilità, per favorire un reale benessere personale, punto di partenza indispensabile per affrontare le sfide e i compiti che la vita richiede.
Ci rivolgiamo in particolare alle persone svantaggiate di qualunque età, sesso e nazionalità affette da disabilità non temporanee di tipo cognitivo, fisico e sensoriale (in particolare la sordità) o da patologie psichiatriche, in quanto riteniamo che nessuna persona debba essere penalizzata dai propri limiti.
Fondiamo il nostro operato sulle teorie elaborate dal dottor Vittorio Volpi (psicoanalista milanese, 1936-1998).
Cardine fondamentale dell'approccio è il rapporto con il genitore omologo (dello stesso sesso) come principale risorsa per la costruzione dell’identità personale.
"Il rapporto genitore-figlio quindi, è il legame più antico in ogni storia personale, il primo e il più profondo della nostra esistenza. E’ il rapporto primario, quello grazie al quale definiamo i contorni della nostra personalità e ci formiamo un’immagine di noi stessi... (V. Volpi- 1971)"
In particolare, il rapporto madre-figlia e padre-figlio, ossia il rapporto del figlio con il genitore omologo svolge un ruolo primario nello sviluppo dell’identità di una persona. I soggetti di queste due diadi sono caratterizzati da affinità che permettono una comunicazione profonda e autentica. Il femminile non può che riconoscersi nel femminile, mentre il maschile si riconosce nel maschile.
Altro principio fondante è per noi l’ascolto emotivo, strumento grazie al quale è possibile comprendere in profondità le necessità personali e relazionali dell'interlocutore cui ci rivolgiamo.
Riteniamo infatti che identificando e valorizzando le proprie risorse individuali e relazionali sia possibile superare le barriere che ostacolano il raggiungimento dei propri obiettivi di vita.
Concentriamo perciò i nostri sforzi sulla prevenzione del disagio fisico e psicologico che può derivare da situazioni di disabilità, per favorire un reale benessere personale, punto di partenza indispensabile per affrontare le sfide e i compiti che la vita richiede.
Ci rivolgiamo in particolare alle persone svantaggiate di qualunque età, sesso e nazionalità affette da disabilità non temporanee di tipo cognitivo, fisico e sensoriale (in particolare la sordità) o da patologie psichiatriche, in quanto riteniamo che nessuna persona debba essere penalizzata dai propri limiti.
Fondiamo il nostro operato sulle teorie elaborate dal dottor Vittorio Volpi (psicoanalista milanese, 1936-1998).
Cardine fondamentale dell'approccio è il rapporto con il genitore omologo (dello stesso sesso) come principale risorsa per la costruzione dell’identità personale.
"Il rapporto genitore-figlio quindi, è il legame più antico in ogni storia personale, il primo e il più profondo della nostra esistenza. E’ il rapporto primario, quello grazie al quale definiamo i contorni della nostra personalità e ci formiamo un’immagine di noi stessi... (V. Volpi- 1971)"
In particolare, il rapporto madre-figlia e padre-figlio, ossia il rapporto del figlio con il genitore omologo svolge un ruolo primario nello sviluppo dell’identità di una persona. I soggetti di queste due diadi sono caratterizzati da affinità che permettono una comunicazione profonda e autentica. Il femminile non può che riconoscersi nel femminile, mentre il maschile si riconosce nel maschile.
Altro principio fondante è per noi l’ascolto emotivo, strumento grazie al quale è possibile comprendere in profondità le necessità personali e relazionali dell'interlocutore cui ci rivolgiamo.
Prima di tutto l'uomo
Non vivere su questa terra
come un estraneo
e come un vagabondo sognatore.
Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare,
ma prima di tutto credi all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri,
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza
e il dolore dell'uomo.
Ti diano gioia
tutti i beni della terra:
l'ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto, a piene mani,
ti dia gioia l'uomo!
Nazim Hikmet, Poesie d'amore, Lerici, 1965 - Mondadori 1991
Non vivere su questa terra
come un estraneo
e come un vagabondo sognatore.
Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare,
ma prima di tutto credi all'uomo.
Ama le nuvole, le macchine, i libri,
ma prima di tutto ama l'uomo.
Senti la tristezza del ramo che secca,
dell'astro che si spegne,
dell'animale ferito che rantola,
ma prima di tutto senti la tristezza
e il dolore dell'uomo.
Ti diano gioia
tutti i beni della terra:
l'ombra e la luce ti diano gioia,
le quattro stagioni ti diano gioia,
ma soprattutto, a piene mani,
ti dia gioia l'uomo!
Nazim Hikmet, Poesie d'amore, Lerici, 1965 - Mondadori 1991